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lunedì 28 luglio 2014

l'Informazione, la politica e la nave della "CONCORDIA". Un passo indietro per farne DIECI avanti.





Se solo il mondo dell'informazione facesse un passo indietro ne guadagnerebbe dieci in avanti, per se stesso e per i cittadini che lo seguono e si aspettano verità e rispetto. Sì, un passo indietro che vuol dire innanzi tutto farsi un grande esame di coscienza su quello che rappresenta, sul vero significato di "informazione" e dell' essere giornalisti, e poi riflettere, tanto, ma tanto, invece su quello che è diventato questo mestiere. 
Ora, per la maggioranza dei casi non possiamo neanche parlare più di "quarto potere", se mai lo sia stato inteso come una forza indipendente al servizio della cittadinanza che scova e denuncia il malaffare, i disservizi, ciò che non va o potrebbe andare meglio e che racconta anche quello che funziona e le buone pratiche del Paese, ma ormai trattasi di un braccio tentacolare (spesso a "penna armata" di cattivo gusto) al servizio della politica, di alcuni partiti e degli editori "tesserati".
Non scopro certo l'acqua calda figuriamoci!!! Ma facendo più o meno questo mestiere "liberamente, troppo spesso pagato male e/o gratuitamente, come migliaia di colleghi" da un po' di anni e con varie esperienze, non c'è giorno in cui non pensi e veda come si sia ridotto lo spazio di azione in questo "campo di battaglia". Per carità c'è internet dove tutti siamo più o meno liberi di esprimere le nostre idee, ma nel campo del giornalismo e dell'informazione "no-citizen" emerge sempre più sottomissione, connivenza con la politica e comunque corporativismo di una cerchia ristretta di professionisti che creano il loro cerchio magico. 

Il caso della "Nave Concordia" è l'esempio AD HOC di questi giorni. Per carità un evento importante, una notizia, un fatto da raccontare e da seguire, ma caricarlo come panacea ai mali dell'Italia e traino per raccontare quanto va meglio questo Paese è un tantino esagerato. 
Tutto ciò, a chi giova? 

Coraggio? Ottimismo? Restano le parole d'ordine della nostra politica, il testimone passato da Berlusconi a Renzi senza colpo ferire, nulla sembra cambiare. Sicuramente ci vogliono coraggio, ottimismo e un Premier in cui si creda e che ci faccia battere il cuore, ma i fatti e i cambiamenti annunciati da tempi scadenzati (vedi riforme e interventi economici) contano di più, ci piaccia o no, e se permettete ancora non si son visti. E da qui l'intervento palese di quell'informazione che ormai assomiglia a un ufficio stampa di partito a grande tiratura che "elogia cambiamenti dove non ve n'è traccia". 
E mi domando, a chi giova? 

Chi dissente o vuole semplicemente dire la sua idea poi viene trasformato immediatamente in "gufo" o in un "rosicone" relegando a questo punto la politica e le sorti del Paese a un'atmosfera di ripicche tra liceali viziati e borghesi che alla strada e alla gente in realtà sembrano poco interessati, comportandosi come turisti su di una jeep durante un safari. Proprio così, una jeep da cui non si scende mai che cammina veloce e si ferma solo per ammirare leoni pericolosi e scimmie dispettose in un'avventura tutta da raccontare una volta tornati a casa. Vale per molti Parlamentari e per altrettanti giornalisti.
E ribadisco, a chi giova?

Autoreferenziali, pieni di sé, sempre meno disposti al dialogo, al confronto e a valutare seriamente una tesi contraria. Distanti dalla cittadinanza. C'è poco da fare, anche in questo le "vie infinite" di tanti giornalisti e politici si intrecciano, si incontrano e amalgamano ben bene. Un mix velenoso, lento e micidiale che fa male, molto male e ci spinge sempre di più verso quella che è palesemente una DEMOCRAZIA di facciata, nella direzione di una difesa tutta fuffa e solo perbenista delle ISTITUZIONI e di tutti coloro che alla fine sono "più uguali degli altri".
Un passo indietro per questo, sono convinto ci aiuterebbe tutti a farne dieci in avanti.





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