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giovedì 4 giugno 2020

Resilienza 2020. Fase 2 tra Calcio e Movida


Una sconfitta culturale per la corsa al ritorno del vecchio e rassicurante “distanziamento sociale”.  Finalmente potremo posare metro e mascherine, e goderci “vicini vicini” la “meravigliosa cosiddetta normalità” dove tutto gira al contrario ma a cui non riusciamo proprio a rinunciare.

(Alessandro Danese)


Dopo la movida, la ripresa del calcio, questa corsa alla cosiddetta normalità segna l'ennesima sconfitta culturale. Se questa è la nostra visione di resilienza e quindi di adattarsi alle crisi facendo null'altro che ripercorrere le stesse strade impervie, ingiuste e vergognose di prima, la speranza di una rinascita è pressoché morta e sepolta. E mentre Seul avverte il Mondo di possibili ricadute e reintroduce delle restrizioni, da noi continua la corsa all’apertura con una Fase 2 sempre più orientata al “liberi tutti” tra movida, riaperture selvagge ed il restart del Dio Pallone, con buona pace dell’industria, di parte della politica e dei cittadini, si anche dei poveri cittadini, stufi di sottostare alle restrizioni forse più che preoccupati di una crisi economica devastante, ma in barba agli scienziati che non perdono occasione per ricordare che non è finita”.


A Seul sono stati accertati 79 nuovi casi di contagio, un aumento che non si registrava dal 5 aprile. Un altro lockdown dopo la fine delle restrizioni dello scorso 6 maggio, quando ormai in Corea sembrava tutto sotto controllo. Intanto sui social, nei bar, alla posta, in strada dove si fanno assembramenti come se nulla fosse mai accaduto, e non solo nei famigerati Navigli ma un po’ in tutto il Paese, il popolo dei negazionisti” si moltiplica e grida alle “fake news”, alla volontà di chissà chi e per quale piano premeditato si voglia mettere in ginocchio i cittadini del mondo”. Eppure nel cuore della quarantena il sentore comune tra inni nazionali da balconi e finestre, lo stupore delle città restituite a loro stesse, la Natura di nuovo padrona della Natura e gli “Andrà tutto bene facevano intendere o sperare in una Fase 2 all’insegna della ripresa di tutt’altro tenore. Un sogno infranto, una speranza per gli illusi di un "possibile cambiamento in meglio nel post Coronavirus" cancellata in un batter d’occhio. La memoria è corta e se poi anche “la gente di Bergamo e Brescia che non c'è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire” nulla può interrompere un sistema palesemente malato. Per poco lo ha fatto una Pandemia, come abbiamo visto, ma dopo nulla cambia. La giostra ricomincia più spietata di prima. Va di nuovo in scena la conferma che passata la paura nulla   frenerà il treno in corsa per un po fermo in stazione. Un treno che sta tornando a viaggiare più veloce di prima, tra morti e feriti, sicuramente con meno passeggeri e ancora una volta sul binario sbagliato.

Dunque, movida e calcio rappresentano due indicatori che ci presentano una realtà ben precisa: incarnano la volontà e la psicologia dei cittadini che vogliono ricominciare a tutti i costi (la movida) e l’industria che non deve e non può fermarsi ancora per troppo (il calcio). Quei cittadini, per cui la Fase 2, è riempire le piazze per bere senza nessun rispetto delle restrizioni ancora in vigore e soprattutto senza preoccuparsi della salute altrui, anche a danno dei commercianti che rischiano la chiusura, e il dio Pallone, una industria dei potenti che tutto può a fronte di milioni di lavoratori che il tampone se lo sognano la notte. Un costo calcolato, per tamponi e sanificazione nell’ordine di 50mila euro a club, e una spesa di quasi 1milione di euro (circa 800-900mila euro a società, in media) per trasferte e misure anticovid tra trasporti e soggiorni con Hotel in esclusiva, come quantificato da Dante Scibilia, dg del Venezia.

Non abbiamo memoria, neanche quella a breve termine, e continuiamo a non fare tesoro dei nostri errori. Intanto sotto al tombino scoperchiato dall'emergenza esce ancora tanto fetore lasciato dall'ordinarietà, quella cosiddetta normalità per cui in molti bramano un ritorno, il più veloce e indolore possibile. Non si tratta di pessimismo ma di sano realismo, soprattutto quando un Brusaferro qualsiasi”, presidente dell'Iss, che andrebbe tutelato, invece ormai anche lui, per molti faciloni del torniamo come prima” è passato evidentemente dall’essere un eccellente scienziato” a Gufo o Barone della sfiga”, avverte ancora una  volta durante un’audizione alla Camera in commissione Bilancio che “il virus è ancora presente e i comportamenti dei singoli sono le misure più efficaci per ridurne la circolazione”. Ma non solo, per Brusaferro la seconda ondata del Coronavirus? Un dato obiettivo”. Lo scienziato, ormai gufo” o “Barone della sfiga” per molti tifosi di calcio e dell’aperitivo e pizzetta facili, qualora servisse è ancora p chiaro: "Sono i dati a parlare. In autunno si potrà confondere con altre sintomatologie respiratorie". Poi, sulla riapertura dei confini non ha dubbi: "Servirà un'attenzione particolare. Bisognerà isolare nuovi focolai".

Ma passata la tempesta nulla sembra esser cambiato, le priorità sono sempre le stesse. Quella volontà "di ripartire con un altro passo" dei giorni della quarantena sembra ormai un ricordo lontano, sfumata ed in ginocchio di fronte alla stessa natura dell'uomo che si ripromette di cambiare ma ad ogni scampato pericolo ritorna a percorrere rinfrancato la strada "vecchia". Dunque “basta restrizioni e distanziamento fisico” ridateci il nostro sano e impagabile “distanziamento sociale”. Finalmente potremo posare metro e mascherine, e goderci “vicini vicini” la “meravigliosa cosiddetta normalità” dove tutto gira al contrario ma a cui non riusciamo proprio a rinunciare. Per favore indicatemi la strada per un altro Pianeta.


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