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martedì 9 giugno 2020

Scuola: Gabbie di plexiglass? A far male sono quelle invisibili



A scaldare gli animi dovrebbe essere l’ordinario “distanziamento sociale” non quello “fisico” temporaneo. Distanziamento sociale che germoglia nelle scuole, e non per colpa di un pezzo di plexiglass. Lo sappiamo bene, eppure.

(Alessandro Danese)

Raro esemplare di pesce fuor d'acqua in Plexiglass - AlexD.

Gabbie di plexiglass?! Le Gabbie per i nostri bambini e ragazzi spesso sono invisibili e non trasparenti come la plastica che si vorrebbe mettere per proteggerli dal Coronavirus. Lo sappiamo bene, è banale dirlo ma è bene ricordarlo soprattutto a coloro che sobbalzano dalla poltrona urlando “ai diritti negati” anche quando non ce ne è alcun bisogno. Gabbie fatte di pensieri e parole che gli adolescenti incamerano e si trovano a combattere magari già nelle loro case e poi certo anche a scuola e nella vita sociale. Discriminazioni gravi o "semplici" insulti iconici dal "sei un ciccione" a “sei brutta come la fame" che accompagnano fortunatamente insieme ad altre bellissime esperienze la crescita di bambine e bambini che diverranno donne e uomini. L'errore del Ministero forse è quello di fare marcia indietro dopo ogni insulto ricevuto a seguito di una proposta.
Se si è certi che queste "gabbie di plastica" siano indispensabili per la sicurezza dei bambini non vedo dove sia il problema perché non sono gabbie ma misure protettive. Poi se genitori, alcuni giornalisti ed "onorevoli" giocano sulle polemiche buttando nella mischia il paragone "bambini ingabbiati" e "serie A che riparte senza barriere", deve essere chiaro che il paragone non regge ed è anche stupido. Perché se un calciatore della serie A si dovesse ammalare ha firmato un contratto e se ritiene che il rischio ne valga la pena ha le sue ragioni che suonano al tintinnio di tanti zeri. Se si dovesse contagiare un bambino a scuola viene da sé che i problemi sarebbero ben altri, a meno che non si ritenga che sia tutto finito o addirittura che il virus sia "un'invenzione". La questione ambientale? Forse è l'unica che può e deve far riflettere. Il resto sono "solo chiacchiere". Ci ricordiamo le sale Pc di molte scuole superiori o le cabine insonorizzate per la lingua inglese? Erano e sono esattamente divise con "plexiglass". Personalmente non mi sono mai sentito ingabbiato per questo, altre erano le gabbie che avrei voluto spaccare ed erano e sono invisibili, più subdole e cattive, non trasparenti come la plastica di queste fantomatiche "gabbie di plexiglass" che sarebbero solo una protezione necessaria e momentanea per i nostri giovani. A scaldare gli animi dovrebbe essere l’ordinario “distanziamento sociale” non quello “fisico” temporaneo. Distanziamento sociale che germoglia nelle scuole, e non per colpa di un pezzo di plexiglass. Lo sappiamo bene, eppure.

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