A scaldare gli animi
dovrebbe essere l’ordinario “distanziamento sociale” non
quello “fisico” temporaneo. Distanziamento sociale che germoglia nelle
scuole, e non per colpa di un pezzo di plexiglass. Lo sappiamo bene, eppure.
(Alessandro Danese)
Raro esemplare di pesce fuor d'acqua in Plexiglass - AlexD. |
Gabbie di plexiglass?! Le Gabbie per i nostri
bambini e ragazzi
spesso sono invisibili e non trasparenti come la plastica che si vorrebbe mettere per proteggerli dal Coronavirus. Lo sappiamo bene, è banale dirlo ma è bene ricordarlo soprattutto a
coloro che sobbalzano dalla poltrona urlando “ai diritti negati” anche quando
non ce ne è alcun bisogno. Gabbie fatte di pensieri e parole che gli adolescenti incamerano e si trovano a combattere magari
già nelle loro case e poi certo anche
a scuola e nella vita sociale. Discriminazioni gravi
o "semplici" insulti
iconici dal "sei un ciccione" a “sei
brutta come la fame" che accompagnano fortunatamente insieme ad altre bellissime esperienze la crescita di bambine e bambini che diverranno donne e uomini. L'errore del Ministero
forse è quello di fare marcia indietro dopo ogni insulto
ricevuto a seguito di una proposta.
Se si è
certi che queste "gabbie di plastica" siano indispensabili per la sicurezza
dei bambini non vedo dove sia il problema perché non sono gabbie ma misure protettive. Poi se genitori,
alcuni giornalisti ed "onorevoli" giocano
sulle polemiche buttando
nella mischia il paragone "bambini ingabbiati" e "serie A che riparte
senza barriere", deve essere chiaro che il paragone non regge ed è anche stupido. Perché
se un calciatore della serie A si dovesse ammalare ha firmato un contratto e se ritiene
che il rischio ne valga la pena ha le sue ragioni
che suonano al tintinnio di tanti zeri. Se si dovesse contagiare un bambino a scuola viene da sé che i problemi
sarebbero ben altri, a meno che non si ritenga
che sia tutto finito o addirittura che il virus
sia "un'invenzione". La questione ambientale? Forse è l'unica
che può e deve far riflettere.
Il resto sono "solo chiacchiere". Ci ricordiamo le sale
Pc di molte scuole superiori
o le cabine insonorizzate per la lingua
inglese? Erano e sono esattamente divise con "plexiglass".
Personalmente non mi
sono mai sentito ingabbiato per questo, altre erano le gabbie che avrei voluto
spaccare ed erano
e sono invisibili, più subdole e cattive, non trasparenti come la plastica di queste fantomatiche "gabbie di plexiglass" che sarebbero solo una protezione necessaria e momentanea per i nostri giovani. A scaldare gli animi
dovrebbe essere l’ordinario “distanziamento sociale” non
quello “fisico” temporaneo. Distanziamento sociale che germoglia nelle
scuole, e non per colpa di un pezzo di plexiglass. Lo sappiamo bene, eppure.
Bell'arti o lo.
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