stilo con stile

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sabato 9 agosto 2014

Sentinelle e Moschettieri a "crocearmata". Poi pensi a Don Gallo e torni a sorridere.


È impossibile non imbattersi ormai nel più grande dei social network in articoli o slogan e/o meglio in articolislogan sull’importanza del matrimonio e della vita matrimoniale, sul rispetto del coniuge, sul perdono come ricetta numero uno per una vita di coppia lunga e duratura e su tanti altri bellissimi valori e propositi di questo genere. Credo che il rispetto, l’amore, e la capacità di perdonare non siano prerogative di un contratto o di un sacramento e tantomeno esclusivi di un cammino di fede che anzi, tanti lo hanno vissuto sulla propria pelle, tende a escludere e a tagliare con il mondo esterno. 


Ognuno ha la sua storia e le proprie esperienze che porta dentro di sé e spesso per pudore mai raccontate le tiene nascoste in un angolo di cuore e nella propria memoria ma che comunque influenzano il modo di vivere e di esporsi all’opinione pubblica. L’importante è cercare di essere coerenti e non è facile, anzi. Ma credo sia necessario e fondamentale esserlo prima di tutto con e per noi stessi. Allora ti capita di leggere a tal proposito sfondoni e giudizi su questioni religiose e/o morali che fanno rabbrividire, molto spesso trasformati in vignette e spottini da social network che con i delicati argomenti di cui trattano hanno poco a che fare e anzi sminuiscono “l’altezza” e la “profondità” necessarie.  

A ognuno la propria rivoluzione per carità, vissuta con ardore e forza, ma credo sia fondamentale non tralasciare il rispetto per il prossimo e la possibilità di confronto che noto non esserci assolutamente anche da parte di coloro che il “prossimo dovrebbero amarlo come se stessi”, ma che al contrario sono capacissimi di tirare fuori un’innaturale cattiveria e brutalità nei rapporti umani che sinceramente hanno poco a che fare con l’essere cristiano. Mi scuso, ma è la solita storia banale ma tanto vera e reale del “predicare bene e razzolare male”  o "dell'unica cosa che posso fare è pregare" fuggendo praticamente dal confronto con il prossimo e forse da se stessi. Questo è un vero peccato mortale che mi addolora e ne ho viste e sentite.

La capacità di raccontare o voltare gli episodi a loro favore è poi tentacolare e per me ammetto incomprensibile perché “giustamente” per loro c’è chi dall’alto “lavora per te”. Se per esempio da un episodio negativo ne uscirai bene è perché il “Signore” ha scelto così, se al contrario ne uscirai male, il risultato è sempre lo stesso, il famoso “Signore” ha deciso così. Quindi o ci credi o no, o hai fede o no,figuriamoci. Per non parlare poi dei movimenti religiosi che un mio amico simpaticamente definisce “sette, ma anche le otto” che incarnano all’ennesima potenza comportamenti quantomeno discutibili anche per un credente su liturgie, eucarestia e interpretazioni dei vangeli, comparto su cui non mi permetto di sindacare, ma che dal punto di vista umano e psicosociale anche per esperienza non mi convincono per nulla. Su questo vi consiglio il libro di Carlotta Zavattiero “Le lobby del Vaticano. I gruppi integralisti che frenano la rivoluzione di Papa Francesco” che racconta tante esperienze vissute sulla pelle di persone VERE nelle principali realtà laicali in Italia, descritte dal loro interno tra poteri nella Chiesa, ingerenze nella politica e nella vita privata degli “adepti”.


Fin qui poco male, diciamo. Ma appunto le cose cambiano quando questo “credo” si vuole esportare a ogni costo al prossimo, facendo fintamente che non sia così, con la solita tiritera che ”le cose belle le vuoi far vivere anche agli altri..." tanto più quando la famosa “coscienza religiosa” si impone sullo Stato teoricamente Laico con Sentinelle e Moschettieri all’arma bianca che sentenziano su come è meglio e giusto vivere. Ma questa è tutta un’altra storia. Un’altra e lunghissima storia. Allora pensi a Don Gallo, alla religione della "strada" che sa guardare anche ai diritti civili e torni a sorridere.


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