Proprio nei giorni dello scandalo dell’esame farsa di italiano all’Università per gli stranieri di Perugia del calciatore uruguaiano del Barcellona Luis Suarez per ottenere la cittadinanza italiana e così il passaporto tricolore e probabilmente la maglia bianconera della Juventus a suon di milioni, in un’altra porzione d’Italia la notizia della caduta dell’Impero dei mercati ambulanti “romani” dei Tredicine arrivata grazie ad un cittadino del Bangladesh che nel 2018 aveva fatto scattare le indagini dopo una denuncia.
(Alessandro Danese)
"Ogni volta…” Napoli, 19 settembre 1959 |
“Sono stranieri
in patria”, quelli che denunciano, perché paura e omertà vanno ancora a
braccetto ed è più semplice e meno scomodo gridare al silenzio altrui con le
classiche finestre chiuse all’occorrenza, stereotipo delle lontane terre di
mafia, che al nostro. Quel silenzio per il malaffare che cova ed emana fetore
magari proprio sotto le nostre finestre. Stranieri in patria, perché a
denunciare le mafie sono ancora in pochi e si, sono spesso nostri concittadini
stranieri, immigrati in Italia da anni ma non ancora italiani, stranieri che
forse più di molti "italiani che si sentono di razza" considerano
questo Paese "casa". E questo, proprio nei giorni che vedono alla
ribalta delle cronache lo scandalo dell'esame farsa del calciatore Luis
Suarez per ottenere la cittadinanza italiana e così il passaporto tricolore e
probabilmente la maglia bianconera della Juventus a suon di milioni, deve
ancor di più farci riflettere: stesso Paese, stesse leggi, vite parallele,
ancora troppe vie preferenziali, e sempre per gli stessi. E nella giostra del
nonsense totale, parallelamente c’è un sistema Paese che spinge per ottenere
passaporti facili ad esclusivo pregio del mondo del calcio e un sistema che
combatte il malaffare e le mafie proprio grazie a quegli stranieri che
cittadini italiani forse non lo saranno mai: un calcio in faccia alla giustizia
e alla legalità.